Ascolta il podcast di Simona Costagli, Economist del Servizio Studi
Nel 2020 in Italia il numero dei residenti si è contratto per il settimo anno consecutivo a 59 milioni 258mila. In flessione risulta soprattutto la natalità: nel corso del 2020 sono stati iscritti all’anagrafe solo 404mila bambini, circa un terzo in meno del picco di 577mila nati di 12 anni prima. Nel nostro paese il numero degli anziani risulta invece in crescita sia in valore assoluto sia in proporzione alle altre coorti di età.
L’invecchiamento della popolazione e la contrazione della forza lavoro determinano una riduzione del dividendo demografico (ossia il contributo alla crescita che deriva dall’avere una bassa quota di inattivi). Il fenomeno è però fortemente influenzato dalla qualità del capitale umano: un miglioramento del livello generale di istruzione e competenze della popolazione degli occupati può bilanciare l’invecchiamento della forza lavoro e l’effetto negativo dell’aumento della quota di inattivi grazie al miglioramento della produttività.
In Italia secondo gli ultimi dati Istat, oltre il 33% degli occupati a vario titolo nelle imprese italiane ha più di 50 anni, il 52,6% ha tra i 30 e i 49 anni, mentre solo il 13,6% ha un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’età media degli occupati non è un problema di per sé; lo diventa considerando che tra gli occupati con un’istruzione molto bassa il 70% circa ha oltre 50 anni.
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